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Eccole! le imprese nate con noi. Oggi incontriamo NAA Studio

I sogni, il lavoro, i progetti ed il confronto con la realtà: le storie di alcune delle imprese nate con il Vivaio

Siamo andate ad incontrare le imprenditrici e gli imprenditori che in questi anni, con noi,  hanno dato vita ai loro sogni, alle loro idee, per farne progetti imprenditoriali.

Vogliamo sapere di loro, raccontare la loro storia, perché è anche la nostra storia e la storia di tante persone che,  come loro, hanno provato a trasformare un sogno in un progetto.

Piccola storia di una grande passione: NAA Studio

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Nel cuore della Firenze artigiana, in via dei Serragli, Negar Azhar-Azari ha aperto, un anno fa, una bottega elegantissima, dove trasforma i metalli in oggetti raffinati e preziosi.

Negar è nata a Firenze, ma con una radice persiana: i suoi genitori vengono dall’Iran e sono approdati a Firenze inseguendo l’arte. Qui si sono conosciuti e qui è nata Negar che ha respirato da sempre amore per bellezza e cultura. Gli studi tradizionali, il liceo, l’approdo all’università, facoltà di architettura: approdo naturale per chi da sempre è attratto dall’arte, dal fascino delle forme.

Presto si accorge che progettare e costruire sono azioni differenti, sente l’insufficienza del progettare, vorrebbe che le sue mani fossero coinvolte nella generazione di qualcosa di bello. Con questa inquietudine addosso incontra  in modo casuale la bottega artigiana del padre di una sua amica ed è amore a prima vista. Creare gioielli non è in fondo del tutto diverso dal progettare case: anche i gioielli hanno una struttura, una loro architettura.

Lascia tutto e cerca dove studiare oreficeria: a Firenze non è difficile trovare scuole adatte. Ma a questo punto lei deve comunque anche provvedere da sola a se stessa e trova un lavoro in un ristorante: di giorno frequenta la sua prima scuola artigiana, la sera lavora. Impara molto, ma ancora non ci siamo: le scuole costano e non danno tutto quello che promettono. Lei è insoddisfatta, ma è anche testarda e sa cosa vuole.

Arriva finalmente l’occasione giusta: nel ristorante dove lavora, il Sésame, incontra una  sera uno dei suoi miti Giampaolo Babetto, orefice d’arte, e con lui c’è Gio Carbone, il fondatore della Scuola le Arti Orafe di Firenze.

Parlano con lei, parlano di oreficeria, le chiedono di vedere i suoi lavori, di passare alla Scuola. Lei è felice ma è una ragazza coi piedi per terra, perciò si informa e vede subito che la scuola ha costi al di fuori della sua portata, rinuncerebbe … ma a questo punto è la sua sorte che la insegue e in un incontro successivo Giò Carbone la convince a passare, a mostrare di cosa è capace e raccontare il suo sogno. Sono persone capaci di vedere il talento e trovano il modo di farla iscrivere e frequentare.

È brava e un’altra borsa di studio le permette di frequentare il corso di incisione e apprendere l’arte tutta fiorentina dell’incisione al bulino.

Proprio quando ha deciso di lasciare Firenze, Firenze la richiama, non vuole perderla: un bando del comune offre fondi per imprese artigiane che aprano nell’Oltrarno; è un progetto di riqualificazione del quartiere più artigiano di Firenze, san Frediano che ora rischia di perdere le sue caratteristiche. Negar sa che la sua strada è quella di una bottega  tutta sua: questo bando è l’occasione giusta, non può perderla, deve tentare e torna sui suoi passi.

Le pare semplice all’inizio: in fondo è brava, ha gli strumenti, che ci vorrà mai! Ma appena cerca di concretizzare, si accorge di quante cose non sa fare: certo sa creare gioielli, ma aprire una bottega oggi richiede moltissime altre competenze e qui, sulla sua strada sempre in salita, incontra il Vivaio di Imprese. Impara a compilare il suo business plan, a cercare finanziamenti, a combattere con le banche, con una burocrazia che a ogni passo la mette alla prova

La sua famiglia le ha insegnato che se hai un sogno non puoi cedere, se ami proprio qualcosa, se qualcosa ti rende felice è un tuo dovere impegnanti a farla: hai il diritto di inseguire ciò che ti dà gioia, hai il dovere di farlo. Negar ha grazia e un sorriso gentilissimo, ma anche tenacia da vendere. Ha avuto occasioni preziose, ma il talento di vederle e di coglierle è tutto suo.

“Ho trovato sulla mia strada molti ostacoli, alcuni davvero impegnativi, ma anche tante, tante opportunità, persone che hanno creduto nel mio talento, persone che mi hanno sostenuta e accompagnata con la dedizione di chi crede nel suo lavoro: insegnanti, persone che lavorano negli uffici, lo staff del Vivaio”.

Alla fine del suo personale percorso a ostacoli, oggi ha la sua bottega, dove non solo vende i suoi gioielli, ma li crea, personalizzandoli per chi li riceverà. Fa il lavoro che le piace, dialoga tutti i giorni con i suoi metalli, li convince a corrispondere alla sua idea, al suo progetto.

“L’oro, gentile, il più amico della tua mano, docile, stabile sa  corrispondere perfettamente al tuo progetto. L’argento, amico anche lui, carattere un po’ puntuto, ma alla fine amico anch’esso. L’ottone, il bronzo, il rame, bellissimi, affascinanti, mutevoli, si ossidano, cambiano colore, fanno quello che vogliono. Non si concedono alla mano dell’uomo, è l’uomo che deve ascoltarli. Pretendere che ti corrispondano è come pretendere che una persona cambi carattere . Io amo questi metalli, soprattutto quando li scaldo, quando diventano rossi, si muovono, si animano. Ogni volta ne sono affascinata”
È un piacere sentirla parlare dei suoi metalli.

Testo e foto di Giulia Cerrone – Vivaio per l’Intraprendenza

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