Fare network: quale modello e quale valore per le imprese

Fare network in un contesto imprenditoriale e professionale è diventato negli ultimi anni una modalità per così dire trendy di collegamento, intercettazione, business fra imprese, organizzazioni, liberi professionisti, in Italia, come a livello europeo. Diversi sono i modelli di networking applicati alle comunità di imprese: network accompagnati, liberi o misti.

La domanda che ci si pone nel confrontare i modelli è naturalmente rivolta all’efficacia dei risultati ed all’efficienza/funzionalità dell’azione, parametro quest’ultimo collegato in particolare al fattore gradimento dell’esperienza vissuta dalle imprese coinvolte nel networking. Tale fattore può apparire più debole e sicuramente il meno scientifico, ma in realtà siamo convinte che sia quello più intrinseco alla filosofia vera del network, che è quella di fertilizzare relazioni, contatti e connessioni, che potranno dare frutti significativi in tempi e modalità non programmabili e perciò non sempre monitorabili nel breve e medio termine.

Il fattore tempo e la fase di vita delle imprese coinvolte nel networking sono senz’altro variabili critiche interessanti, che entrano in gioco nei diversi modelli; un forte accompagnamento iniziale di un’azione di network tende a garantire una tenuta più ampia della rete ed una maggiore disponibilità a sviluppare e coltivare la pratica da parte delle imprese; la presenza di una animazione permanente e brillante, individuata all’esterno o autogestita, costituisce la pompa vitale, insostituibile di un sistema che deve alimentarsi continuamente di nuovi input; infine il libero evolversi del sistema networking, quel grado di libertà assoluta che le imprese devono avere nel decidere di moltiplicare e dirigere o meno le proprie relazioni ed iniziative definisce forse l’essenza del fare rete: la rete ha senso di esistere se esiste ed agisce. Se parliamo di networking per start up crediamo allo stato attuale delle nostre esperienze che la pratica più interessante e strategica per le attività imprenditoriali alle prime armi, ancora di più che per le imprese mature, possa essere quella di un accompagnamento forte iniziale nel fare rete, per aprire poi – in tempi più brevi possibili –  ad un percorso step by step libero. E’ questo il modello che abbiamo applicato in questi anni con le imprese della nostra Community.

La nostra società sta passando dal concetto di catena di valore, vale a dire l’impresa che trasforma le materie prime con il lavoro generando un valore aggiunto, alla rete di valore, dove le imprese, soprattutto se micro e sparpagliate sul territorio, possono costruire consapevolmente una rete di relazioni e contatti, attraverso la quale generano nuovo valore. Le reti di imprese e la Community di imprese costituiscono casi concreti di azioni positive, che consentono alle imprenditrici di allargare il loro patrimonio sociale per trasformarlo in opportunità ed occasioni di impresa. Le reti di imprese hanno dimostrato di poter negoziare meglio con gli stakeholder del territorio vantaggi ed opportunità e costituiscono un supporto imprescindibile per le eventuali azioni di sviluppo locale che le amministrazioni pubbliche pongono in essere. Ed infine rappresentano una grande occasione di crescita personale, professionale, declinabile anche in un’ottica di genere.

All’ultimo evento di networkig organizzato dal Vivaio – La borsa delle opportunità: networkig per il successo – 25 ottobre 2013 hanno partecipato 99 tra imprese costituite ed in fase di start up, di cui 58 femminili.

4 commenti
  1. Giulia Cerrone
    Giulia Cerrone says:

    Creare reti oggi, quando networking è una parola abusata e sulla bocca di molti, non è straordinariamente difficile, difficile è mantenere vive nel tempo le reti, in un contesto come quello italiano, culturalmente non favorevole, per la prevalenza di ottiche individualistiche e di reciproca diffidenza. Occorrono per questo due cose principalmente: una capacità di guardare oltre l’immediato e la possibilità comunque di toccare con mano i vantaggi economici e concreti dell’essere rete. Essere rete infatti richiede tempo e impegno ad a questa disponibilità è importante che per le imprese corrisponda davvero una creazione di valore riconoscibile. In caso contrario le reti possono prosciugarsi alla velocità con cui si sono generate. Vantaggi rapidi e riconoscibili possono essere davvero l’input che facilita una trasformazione anche “culturale” in questo senso.

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  2. Luisa
    Luisa says:

    Interessante riflessione quella dell’evoluzione da CATENA a RETE DI VALORE. Ultimamente sto animando molti incontri di rete e sempre più mi rendo conto che è importante sottolineare la parte WORK / LAVORO della costruzione di una rete. E anche di quanto sia importante il suffisso -ING, vale a dire un lavoro permanente e continuo.
    Essere diventato “di moda” significa che l’uso e l’abuso del termine per eventi di ogni genere ci obbliga ad essere più selettivi nella scelta delle reti cui vogliamo aderire e partecipare e soprattutto CONTRIBUIRE; perché è quello che porto che conta, solo così posso sperare di avere un ritorno per il impegno.
    Io ho un mio mini vademecum:
    1) chiedersi perché lo facciamo. Curiosità, bisogno, precedenti esperienze positive?
    2) scegliere gli eventi in base ai nostri obiettivi. Ci sono eventi rompighiaccio per i novellini, eventi specializzati per chi è alla ricerca di competenze e contatti specifici, generalisti per chi è alla ricerca di idee nuove, ecc.
    3) dare un voto all’evento. Bisogna imparare dai propri errori e soprattutto a scegliere i fornitori affidabili, cominciamo quindi a mappare gli incontri anche in base a costo/benefici e rispondere sempre sinceramente alla domanda “Tornerei?”
    4) darsi un voto. Siamo sinceri con noi stessi, come siamo andati? Possiamo fare meglio? Ci appartiene come strumento o ci è alieno? Sono la persona giusta o è meglio mandare un collega/socio? Fino a quando sono disposto a provare?
    Personalmente sono una fan del networking, mi definirei anche una “fuori pista”, lo pratico anche fuori dai luoghi deputati, dovunque vedo cose interessanti, curiose, che mi ispirano. Basta fare un veloce monitoraggio: dei clienti acquisiti in più di 20 anni di attività, la maggior parte venivano da contatti personali diretti. Non importa cosa sai, ma chi conosci che lo può sapere.

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